Quando ho iniziato ad andare in montagna immaginavo le grandi scalate sulle cime più importanti e remunerative nel panorama alpinistico, ero e sono tutt’ora molto attratto dalle gesta dei numerosi amici alpinisti e degli alpinisti professionisti che con le loro attrezzature superano pareti e cime quasi impossibili.

Quel che sempre più mi ha attratto è l’utilizzare la piccozza da alpinismo, il doverla piantare con forza nel ghiaccio alternandola ai ramponi, cosa che a video sembra molto facile ma poi nella realtà non lo è così tanto…

Questo lunedì di pasquetta ho avuto l’opportunità di poter simulare quello che un alpinista fa in montagna l’inverno, ho utilizzato la mia piccozza e i ramponi, su un itinerario che mai e poi mai avrei avuto il coraggio di fare!

Io che sono un paranoico nato che ha paura della salita ancora prima di iniziarla, ho affrontato con un incredulità a me quasi ancora impossibile da pensare, difficoltà che non reputavo fossero mai presenti nel mio panorama d’esperienze alpinistiche.
Sia chiaro, sembra che sia chissà cosa, però ogni conquista per ognuno di noi è così, uno scalino che piano piano avanza e inesorabilmente viene poi valicato con gran facilità una volta che l’esperienza si radica per bene.
Devo questa esperienza a Kristian, un ragazzo serio ed esperto che ha fatto più volte questo giro e per il quale ho dato la fiducia, che poi è stata ampiamente ripagata!!!

Lunedì 28 marzo 2016.
Sono le 7.30 mi alzo e fuori dalla portafinestra della mia camera vedo grigio…
Il tempo non promette grandi emozioni ma io sono ormai lanciato, voglio andare a fare questa esperienza che sono già giorni che era in programma, quindi sento Kristian, che conferma, 9.30 al parcheggio dopo le Viotte.
Faccio un veloce check-up della lista di cose da portarmi nello zaino:
– Ramponi, Picozza, Imbrago, 3 moschettoni e una piastrina, set da ferrata, casco, 1 paio di guanti, 1 moffola, 1 paio di guanti da ferrata.
Scarponi da skialp, pelli di foca, sci, bastoncini.
Direi che c’è tutto, aggiungo 1 litro d’acqua, del cibo (poco), occhiali da sole anche se c’è nebbia la neve comunque riflette anche la poca luce che c’è.

Alle 9.15 esco di casa, passo da Mario, mi faccio fare una focaccia che in un battibaleno mi prepara, la butto in zaino e via, su per el Bondon!!!!
Arrivo al Parcheggio e sono solo, aspetto 5 minuti e arriva Kristian ed Elisa, ci presentiamo e con aria quasi da estranei nel mondo in cui siamo ci guardiamo intorno!!!

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Accenno un “Bella giornata direi!”, Kristian aggiunge “dovrebbe aprirsi”…

NB: Kristian è la prima volta che lo vedo e con lui Elisa, inizialmente uno dovrebbe un po prendersi male, ma sento buone sensazioni e mi sento bene, anche con la nebbia che non ti fa vedere a 10m di distanza.

Ci prepariamo, metto le pelli e partiamo, io ho gli sci, i due compagni hanno le ciaspole.
Con passo piuttosto pesante dato dalla consistenza della neve primaverile verso la Val del Merlo, uno splendido anfiteatro tra la costa che risale verso il monte Cornetto e quella che sale verso Cima Verde.
La salita è caratterizzata da scomodi saliscendi (per chi ha le ciaspole), io invece proseguo con molta calma e tranquillità tutto il percorso sino al punto di attacco di questo canalino.

Ci prepariamo con calma, calzo i ramponi sugli scarponi da sci, aggancio gli sci allo zaino, indosso il caschetto, regolo la dragonne della picca e sono pronto per partire.

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Da qui in poi per me è tutto nuovo, un nuovo ambiente, un nuovo modo di salire la montagna, inizialmente sono un po titubante, ma dopo i primi 10 passi sento come se qualcuno mi tirasse su per un filo… Una sensazione bellissima, forse dovuta anche alla qualità della neve un po pesante ma che rende la sensazione di salita sicura seppur faticosa.

Ogni tanto mi fermo per fare delle foto a me e ai miei compagni, sento il bisogno di immortalare questa “prima volta”!!!

Ahimè il tempo non ci aiuta, la nebbia resta e la possibilità di guardar giù per vedere le nostre tracce rimane un’utopia… Oggi il microclima della zona è davvero ostico, il sole scalda parecchio ma ci è impedito vederlo, la neve, scaldandosi rilascia banchi di nebbia che sembra di star in val padana ai tempi d’oro… A volte ci sono momenti in cui non riesco a individuare i miei compagni che sono si e no a 10 metri da me sul canale…

Il canale salendo inizia a stringersi e passa da un inclinazione di 40° circa verso i 45, 50° e la sensazione di piacere aumenta!!!

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Il tutto dura abbastanza poco, ma come prima volta mi dà molta carica, raggiungiamo il sentiero che porta al punto attrezzato che sale al Doss Abramo e ci fermiamo.
Facciamo il punto della situazione, tutto va bene, le condizioni fisiche sono più che ottime, quelle della meteo pessime… Ma noi siamo stoici e il sorriso non manca!

Indosso il set da ferrata per prepararmi alla risalita del tratto attrezzato che io definirei più una vera e propria mini-ferratina viste le difficoltà tecniche che le condizioni atmosferiche presentano.
Ghiaccio vivo da tutte le parti, sulla roccia, sul cordino, rendono abbastanza hard la risalita, sopratutto nel primo pezzo..
L’arrampicata con ramponi su ghiaccio non è il mio pezzo forte e infatti mi trovo abbastanza in difficoltà nel primo punto, ma cerco di concentrarmi e risalgo abbastanza dignitosamente il primo scalino…

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L’allegra compagnia

Da li in poi la difficoltà diminuisce solo leggermente, è necessario impiantare la picca e i ramponi in modo da non finir giù… E’ sempre una ferrata e in caso di caduta cmq si fa un bel volo, per di più con ramponi e picca in mano la cosa potrebbe diventare abbastanza pericolosa….

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Finalmente arriviamo in cima alla ferratina e usciamo, siamo quasi sulla Cima.
Tra noi e la croce ci separa un piccolo tratto che facciamo a piedi, sprofondando inesorabilmente nella neve fino alla vita, in mezzo ai mughi…
Forse è la parte più faticosa, e dico forse…….
Giunti in vetta suoniamo la campanella, caratteristica della Cima Doss Abramo, firmiamo il libro di vetta e ci facciamo una foto!!

Io ne approfitto per riassettarmi un po, bere e mangiare qualcosa, il mio fisico ne sente il bisogno!!

Ora quel che ci aspetta è la discesa in corda doppia dal Doss Abramo, ma per problemi tecnici di visibilità, non riusciamo a trovarlo…

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Ci sappiamo orientare, o meglio Kristian sa farlo, io cartina alla mano potrei indicare il punto di calata ma non è necessario, ridiscendiamo un’altro canalino che come pendenza non scherzava, secondo me molto simile all’altro, fino all’attacco della ferrata che scende dal versante che guarda verso il Cornetto…
Inizialmente io mi prendo un po male, ma cerco di respirare e pensare che come si è andati su, si può anche scendere, quindi dopo aver visto Elisa scendere assicurata dalla corda che Kristian prontamente ha posizionato, decido di superare questa mia paura, ridiscendendo il canale senza corda…

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Preparativi per la discesa

E’ una cosa che si può fare, il limite è nella mia testa, oggettivamente e tecnicamente è un passaggio che si può affrontare senza pericoli, quindi dentro di me inizio a prendere fiducia.
Faccia a monte, pianto la picca e mi abbasso con un piede, poi con l’altro, altri due passi così e ripianto la picca. Ogni tanto mi fermo e faccio una foto, significa che mi sento a mio agio, non devo essere nervoso o teso perché tutto questo poi si ripercuote sulla mia sicurezza.
Raggiungo Elisa e mi assicuro al cordino, ridiscendo la ferrata piantando per bene la piccozza nel ghiaccio e i ramponi.

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Raggiungo il sentiero che ci porta verso i cartelli che segnalano Monte Cornetto!!

Olè!!!

Da qui in poi i passaggi tecnici sono superati, mi sento rilassato e nel contempo contento, inizio a sentire un po la stanchezza, forse un po la tensione che comunque un po c’è, sto pensando alla discesa…
Altra cosa che non avrei mai fatto, scendere dal Cornetto….

La testa mi dice che per oggi ho fatto abbastanza, ho superato i miei limiti “psicologici” già in modo piuttosto brillante e anche se non ridiscendo tutto il Cornetto con gli sci, può andare bene così, sarà per la prossima volta, così li indosso per arrivare fino al Traverso, e poi li tolgo, passo a piedi il traverso e più avanti li rimetto per poi discendere sino alle Viotte.

La nebbia però mi da molto fastidio, non vedo dove vado e sbaglio strada, convinto di andare a sinistra verso la Costa dei Cavai, mi ritrovo in un posto sconosciuto di cui non so neanche l’esistenza… Così li tolgo e inizio a risalire il pendio di destra che vedo sopra di me, poco dopo riconosco la dorsale che scende dal Cornetto.
Mi fermo a tirare il fiato, mangio la focaccia di Mario e dopo 10 secondi vedo sbucare dalla nebbia Elisa e dietro Kristian…

“Guarda… è pesantissima, fa schifo sta neve, ho tolto gli sci perché non riuscivo a curvare neanche… ”

“EH si Alan, questa neve è molto difficile, perché è mizza, ora vai a sinistra e prendi per la costa dei cavai, basta che vai giù, giri qui, giri li, giri là… ”

“No, io vengo con voi!!!”

“Beh ma qui è più tecnico”

“Pazienza, toglierò gli sci!!!”

Parto e scio tutto il pendio che ridiscende la costa del cornetto, sci ai piedi, arrivato in fondo mi giro e penso….

“Sei proprio un povero fifone….” Hai tolto gli sci nel punto in cui il pendio era aperto e ti dava la possibilità di decidere te quando curvare e ti sei andato a incastrare in una discesa tecnica con curve obbligate, che cmq in un modo o nell’altro hai abilmente superato…. Beh…. Anche queste son soddisfazioni, così oggi involontariamente ho superato un’altra paura!!

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Quasi alle Viotte

Mi lascio letteralmente andare giù dal pendio sino ad arrivare alla piana delle Viotte, la neve frena che sembra di mollarsi in prima marcia da un pendio con una macchina…. le gambe infatti vanno su di giri!!!
Arrivo all’auto, stanco ma estremamente contento e soddisfatto del giro!!!

Un giro di circa 6 ore, impegnativo e tecnico che avremo potuto fare in meno tempo ma che comunque è stato buono così, con calma per affrontare con serenità e consapevolezza tutti i passaggi e le manovre da effettuare in questi casi…
Un ringraziamento particolare a Kristian, ottima persona, si vede che è un’entusiasta di montagna, sopratutto di queste cose, io invece, sono ancora un po restio, conservo dentro di me ancora un po di paura riguardante certe cose, certi progetti, ma lui invece ha l’occhio furbo quando inizi a parlarli di Canalone Neri, o Ortles !!!

Senza dubbio non sarà l’ultima esperienza questa, voglio continuare per dare anche della varietà allo sport che mi avvicina al mio amore più grande. La montagna!

2 risposte a "Una pasquetta da Alpinisti – Doss Abramo Skialp"

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